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storia della decadenza |
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tore spiravano insieme colle sue funzioni di un anno. I Giudici suoi successori non copiavano che quelle massime che avevano la conferma della ragione e dell’esperienza; la soluzione di nuovi casi definiva la norma di procedere, ed allontanate erano le tentazioni di operar l’ingiustizia dalla legge Cornelia, che costringea il Pretore dell’anno a seguire la lettera e lo spirito del primo suo bando1. Era serbato alla sollecitudine ed alla dottrina di Adriano l’ufficio di compiere il disegno concepito dal genio di Cesare; ed immortalata fu la pretura di Salvio Giuliano, eminente Giureconsulto, mediante la composizione dell’editto perpetuo. L’Imperatore ed il Senato ratificarono questo codice, saviamente meditato; riconciliossi alfine il lungo divorzio della legge e dell’equità; ed in luogo delle Dodici Tavole, si stabilì l’Editto Perpetuo qual invariabil norma della giurisprudenza civile2.
- ↑ Dione Cassio (t. 1 l. XXXVI p. 100) fissa all’anno di Roma 686, l’epoca degli Editti Perpetui. Nondimeno, secondo gli acta diurna pubblicati sulle carte di Luigi Vives, la loro instituzione avvenne nell’anno 585. Pighio (Annal. rom. t. 11 p. 377, 378), Grevio (ad Suet. p. 778), Dodwel (Praelection, Cambden, p. 665) ed Eineccio sostengono ed ammettono l’autenticità di questi atti; ma l’espressione di scutum cimbricum che vi si rinviene, prova che furono fabbricati. Moyle’s Werks, vol. 1 p. 303.
- ↑ Eineccio (Opp. t. VII part. II p. 1-564) ha fatto l’istoria degli Editti e restaurato il testo dell’Editto Perpetuo: dalle opere di quest’ingegno superiore, le cui ricerche debbono inspirare somma confidenzaa, io estrassi quanto ne ho detto. Il Sig. Bonchaud ha inserito nella raccolta dell’Accademia delle Inscrizioni una serie di Memorie su questo punto interessante di letteratura e di giurisprudenza.
- ↑ Questa ristaurazione non è che un'opera cominciata trovata fra le carte d’Eineccio dopo la sua morte (Nota dell’Editore).