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254 storia della decadenza

soddisfare la legge delle Dodici Tavole. Verazio correva per le strade, percuotendo in faccia gl’innocenti passeggieri, ed un suo seguace, che portava una borsa, immediatamente rintuzzava le lor grida colla esibizione di venticinque monete di rame, il valore di circa uno scellino1, a norma di quanto esigeva la legge. L’equità dei Pretori esaminava e valutava il merito distinto di ogni querela particolare. Nell’aggiudicare i danni civili, il magistrato si assumeva il diritto di aver riguardo alle varie circostanze di tempo e di luogo, di età e di dignità, che inacerbar potevano l’onta e il dolore della persona offesa. Ma se egli ammetteva l’idea di un’ammenda, di una punizione, di un esempio, egli invadeva la provincia della legge Criminale, benchè forse ne riparasse il difetto.

Tito Livio, ove riferisce il supplizio del Dittatore di Alba, fatto a brani da otto cavalli, lo rappresenta come il primo e l’ultimo esempio di crudeltà Romana, nel punimento de’ più atroci delitti2. Ma questo atto di giustizia o di vendetta venne eseguito sopra un nemico straniero nell’ardore della vittoria, e per comando di un uomo solo. Le Dodici Tavole offrono una più decisiva prova dello spirito nazionale, perocchè

  1. Aulo Gellio, (Notti Attiche, XX, 1). Egli ha ricavato questa storia dai Comentarii di Q. Labeone sulle Dodici Tavole.
  2. La narrazione che ne fa Tito Livio (1, 28) è imponente e grave. At tu dictis Albane maneres, è una riflessione assai dura, indegna dell’umanità di Virgilio (Eneide, VIII, 643). Heyne, col suo solito buon gusto, osserva che questo soggetto era troppo orribile, e che l’autore dell’Eneide non avrebbe dovuto collocarlo sullo scudo d’Enea (t. III p. 229).