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i suoi successori furono adottati dalla nascente Repubblica di Venezia, che del continuo arricchivasi per le pubbliche calamità dell’Italia. Onorato, che teneva la cattedra di S. Ambrogio, avea credulamente accettato le infide offerte di una capitolazione; l’Arcivescovo in una col clero e coi nobili di Milano, fu tratto dalla perfidia di Alboino a ricercare un asilo nei meno accessibili ripari di Genova. Lungo la costa marittima, sostenuto era il coraggio degli abitanti dalla facilità di procacciarsi vettovaglie, dalla speranza di ricevere soccorsi e dalla facoltà di scampare colla fuga. Ma dai colli di Trento sino alle porte di Ravenna e di Roma, le regioni mediterranee dell’Italia divennero, senza una battaglia od un assedio, il patrimonio dei Lombardi. La sommissione del popolo invitò i Barbari ad assumere il carattere di Sovrani legittimi, e lo sconcertato Esarca fu ridotto alle funzioni di significare all’Imperatore Giustino la rapida ed irreparabil perdita delle città e delle province1. Una città ch’era stata diligentemente fortificata dai Goti, tenne saldo contro le armi del nuovo invasore; e mentre soggiogata veniva l’Italia dai volanti drappelli dei Lombardi, il campo reale per tre anni non si mosse dinanzi la porta occidentale di Ticinum o Pavia. Quel coraggio istesso che ottiene la stima di un nemico incivilito, risvegliò il furore di un selvaggio, e l’impaziente assediatore si era vincolato con terribile giu-

  1. Paolo fece una descrizione delle diciotto regioni in cui l’Italia era allora divisa (l. II c. 14-24). La Dissertatio chorographica de Italia medii aevi del Padre Beretti, religioso Benedettino e professore Reale a Pavia, è stata consultata con molto profitto.