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182 | storia della decadenza |
Saraceni. Questo Caled sì rinomato ubbidiva per altro senza ripugnanza, ed era consultato senza gelosia; tale era la sommessione di questo guerriero, o piuttosto la consuetudine del suo tempo, che si dichiarava pronto a servire sotto la bandiera della fede, quand’anche fosse fra le mani d’un fanciullo, o di un nemico. Certo è che al Musulmano vittorioso erano promesse gloria e dovizie; ma si aveva avuto premura di ripetergli, che se cercava nei beni di questo Mondo i soli moventi delle sue azioni, quei soli ne sarebbero il guiderdone.
La vanità romana aveva onorato del nome di Arabia1, tra le quindici province della Sorìa, quella che racchiudeva i terreni coltivati all’oriente del Giordano, e parve che da una specie di diritto nazionale rimanessero giustificate le prime invasioni dei Saraceni. Si arricchiva questo Cantone coi frutti d’un traffico variato: era stata cura degli imperatori di coprirlo con una serie di Fortezze, ed era almeno sicuro da una sorpresa per la solidità delle mura di Gerasa, Filadelfia e Bosra2. Quest’ultima era la
- ↑ Hinc Arabia est conserta, ex alio latere Nabathaeis contigua; opima varietate commerciorum, castrisque oppleta validis et castellis, quae ad repellendos gentium vicinarum excursus, sollicitudo perviget veterum per opportunos saltus erexit et cautos. (Amm. Marcell., XIV, 8; Reland, Palest., t. I, p. 85, 86).
- ↑ Ammiano loda le fortificazioni di Gerasa, di Filadelfia, e di Bosra, firmitate cautissimas. Meritavano gli stessi elogi al tempo di Abulfeda (Tab. Syr. p. 99), il quale descrive questa città, metropoli di Hawran (Auranitis), lontana quattro giornate da Damasco. Il Reland ne spiega la etimologia ebraica (Palest. t. II, p. 666).