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258 storia della decadenza

il più destro e il più ardito cavaliere. Partì d’Egitto capitanando quarantamila Musulmani, e si internò nelle regioni sconosciute dell’occidente. Le arene di Barca poterono arrestare una Legion romana: ma gli Arabi, seguiti dai lor fidi cammelli, videro senza spavento un suolo ed un clima che ai deserti del lor paese rassomigliavano. Dopo un penoso cammino posero campo in faccia alle mura di Tripoli1, città marittima, ove erano concorsi a poco a poco gli abitanti e le ricchezze della provincia di cui serbava ella sola il nome, e che oggi è la capitale della terza Potenza barbaresca. Un rinforzo di Greci fu sorpreso e tagliato a pezzi sulla costa del mare: ma le fortificazioni di Tripoli resistettero ai primi assalti, e alla giunta del prefetto Gregorio2 dovettero i Saraceni abbandonare i lavori dell’assedio per dare una battaglia decisiva. Se è vero che Gregorio comandasse, siccome è fama, un esercito di centoventimila uo-

  1. Leone l’Affricano (in Navigazione e Viaggi di Ramusio, t. I, Venezia, 1550, fol. 76, retro) e Marmol (Description de l’Afrique, t. II, p. 562) hanno descritta la provincia e la città di Tripoli. Era il primo un Moro erudito che avea viaggiato; compose o tradusse la geografia dell’Affrica a Roma, dove si trovava prigioniero, e avea preso il nome e la religione di Papa Leon decimo. Lo spagnuolo Marmol, soldato di Carlo V, era prigioniero dei Mori quando compilò la sua descrizione dell’Affrica; tradotta in francese dal d’Ablancourt (Parigi, 1667, 3 vol. in 4). Marmol avea letto ed osservato; ma non ha quell’occhio curioso e quelle vedute estese che si trovano nello scritto di Leone l’Affricano.
  2. V. Teofane, che fa menzione della sconfitta piuttosto che della morte di Gregorio. Egli dà al Prefetto il nome ingiurioso di Τυραννος Tiranno; è verosimile che Gregorio avesse presa la porpora (Chronograph., p. 285).