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268 storia della decadenza

[A. D. 670-675] Addiveniva sovente che le tribù dei Mori si congiungevano alle squadre degli Arabi, partecipavano della preda, e si sottomettevano alla lor religione: ma tosto che si ritiravano, o provavano qualche disastro, faceano ritorno alla selvaggia loro independenza ed all’idolatria. Prudentemente avea divisato Akbah di porre una colonia d’Arabi nel centro dell’Affrica, e pensava che una città fortificata avrebbe tenuta a freno la leggerezza dei Barbari, e sarebbe un luogo sicuro ove, in tempo di guerra, potrebbero i Saraceni preservare le famiglie e le ricchezze. Nel cinquantesim’anno dell’Egira vi pose di fatto una colonia col modesto titolo di stazione d’una carovana. Nello stato di decadimento a cui oggi è ridotta Cairoan, quella colonia1 è tuttavia la seconda città del regno di Tunisi, lontana dalla capitale cinquanta miglia incirca verso il settentrione2: come ella è distante dodici miglia dalla costa del mare, verso occidente, non è stata esposta agli insulti delle navi greche e siciliane. Sgombrato che fu il terreno dalle bestie selvatiche e dai serpenti, quando fu schiarata la foresta, o piuttosto il deserto, si videro in mezzo ad una

  1. Ockley (Hist. of the Saracens, vol. II, p. 129, 130) parla della fondazione di Cairoan, e Leone l’Affricano (fol. 75), Marmol (t. II, p. 532) e Shaw (p. 115) parlano della situazione della moschea ec.
  2. Bene spesso gli autori han commesso un enorme sbaglio per una piccola somiglianza di nome, confondendo la Cirene dei Greci col Cairoan degli Arabi, due città lontane mille miglia l’una dell’altra. Non evitò quest’errore il grande de Thou, errore tanto meno scusabile in quanto si trova in una descrizion dell’Affrica accuratamente da lui elaborata (Hist. l. VII, c. 2, in t. I, p. 240 ediz. di Buckley).