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272 storia della decadenza

done1 e di Cesare, fu lasciata in abbandono per più di due secoli sino all’epoca in cui il primo del Califfi fatimiti ne ripopolò un quartiere, che non era forse la ventesima parte dello spazio per lo innanzi occupato. Al principio del sedicesimo secolo era rappresentata la seconda capitale dell’occidente da una moschea, da un collegio senza scolari, da venticinque o trenta botteghe, e dalle capanne di cinquecento paesani, che immersi nella più cenciosa povertà pur conservavano tutta l’arroganza dei senatori Cartaginesi: ma fu ancora distrutto questo miserabil villaggio dagli Spagnuoli, che Carlo V posti avea nella Fortezza della Goletta. Disparvero le rovine di Cartagine, nè si saprebbe ove si fossero un giorno, se gli archi spezzati d’un acquidoccio non guidassero i passi del viaggiatore che le ricerca2.

[A. D. 692-698] Erano già stati espulsi i Greci, ma non ancora erano padroni gli Arabi del paese. I Mori, o Barbari3, sì deboli sotto i primi Cesari, e di poi sì formida-

  1. Solino (l. XXVII, p. 36 ediz. Salmasio) dice che la Cartagine di Didone ha sussistito seicento settantasette, o settecento trentasette anni. Queste due versioni dipendono dalla differenza dei manoscritti e delle edizioni (Salmas. Plinian., exercit., t. I, pag. 228). Il primo di questi computi, che ne porta la fondazione a ottocentoventitre anni avanti Gesù Cristo, s’accorda meglio colla testimonianza ben pesata di Velleio Patercolo; ma i nostri cronologisti (Marsham, Canon. chron., p. 398) preferiscono l’ultimo conto, che par loro più conforme agli annali degli Ebrei e de’ Tiri.
  2. Leone l’Affricano, fol. 71; Marmol. t. II, p. 415-447: Shaw, p. 80.
  3. Si ponno distinguere quattro epoche nella Storia del nome di Barbaro: 1. al tempo di Omero, quando i Greci o gli abitanti della costa asiatica usavano forse un idioma co-