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332 storia della decadenza

tore prestava le galere e l’artiglieria ai suoi alleati di Roma, non si pensava certamente a svelare ad essi il segreto del fuoco greco, e l’ignoranza e lo stupore aumentavano e trattenevano il terror dei nemici. Uno degli imperatori1, nel suo Trattato sulla amministrazion dell’impero, accenna le risposte e le scuse colle quali si può eludere l’imprudente curiosità, e le importune istanze dei Barbari. Raccomanda che si dica che un angelo rivelò il mistero del fuoco greco al primo e al massimo dei Costantini, ordinandogli espressamente di non mai comunicare alle nazioni estere questo dono del cielo, e questa grazia speciale conceduta ai Romani; che sono obbligati del pari il principe e i sudditi a serbare in proposito un religioso silenzio, mancando al quale sarebbero esposti alle pene temporali e spirituali destinate al tradimento e al sacrilegio; che così fatta empietà tirerebbe subito addosso al reo la prodigiosa vendetta del Dio de’ cristiani. Queste precauzioni fecero sì che i Romani dell’oriente fossero padroni del lor secreto per quattro secoli, e alla fine dell’undecimo i Pisani, avvezzi a tutti i mari e pratici di tutte le arti, si videro fulminati dal fuoco greco senza poterne indovinare la composizione. Finalmente fu scoperta o indovinata dai Musulmani, i quali poi, nelle guerre della Sorìa e dell’Egitto, rivolsero contro i cristiani quel flagello che contro di loro avean quelli inventato. Un cavaliere, che non curava le spade nè le lancie de’ Saracini, racconta candidamente lo spavento ch’egli ebbe, del pari che

  1. Costantino Porfirogenito, De administratione imperii, c. 13, p. 64, 65.