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422 storia della decadenza

lettare l’avidità dei Persiani, dei Bulgari, degli Arabi e dei Russi: ma la sua forza aveva sempre ributtato, e promettea di ributtare ancora i lor temerarii assalti. Erano le province meno felici e più facili da conquistare, e si citavano pochi Cantoni e poche città che non fossero state poste a sacco dai Barbari, tanto più ingordi di bottino quanto più scemi della speranza di fermare il piede in quelle contrade ove faceano scorrerie. Dal regno di Giustiniano in poi, l’impero d’oriente venne ogni dì perdendo del suo primo splendore; la forza struggitrice era più potente di quella che tendeva a perfezionare, e i mali della guerra erano aggravati da quelli più durevoli che dalla tirannide civile e dalla ecclesiastica discendevano. Sovente il prigioniero, scampato dai Barbari, era spogliato e incarcerato dagli agenti del suo sovrano. La superstizione dei Greci ne ammolliva lo spirito coll’uso dell’orazione, e indeboliva il corpo coll’eccesso dei digiuni: la moltitudine dei conventi e delle solennità privava la nazione di gran numero di braccia e di giornate di lavoro. Nondimeno i sudditi dell’impero Bizantino erano tuttavia il popolo più industre e più operoso della terra. Era stata prodiga la natura al lor paese di tutti i beneficii del suolo, del clima e della situazione, e la lor indole paziente e pacifica era più giovevole alla conservazione e al ristauramento delle arti, di quel che potesse esserlo lo spirito guerriero e l’anarchia feudale dell’Europa. Le province che ancora eran parte dell’impero, si popolarono e s’arricchirono sulle disgrazie di quelle che irreparabilmente caddero in balìa del nemico. Per fuggire il giogo dei Califfi, vennero i Cattolici della Siria, dell’Egitto e dell’Affrica a cercare il do-