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426 storia della decadenza

della Laconia manifestare l’energia romana, e lungo tempo aderirono alla religione dei Greci antichi. Abbracciarono poi il cristianesimo per cura dell’imperator Basilio; ma Venere e Nettuno avean ricevuto gli omaggi di questi grossolani adoratori, anche cinque secoli dopo che furono proscritte nell’impero Romano le divinità del paganesimo. Il tema del Peloponneso comprendeva tuttavia quaranta città1; e nel decimo secolo, Sparta, Argo e Corinto poteano essere egualmente lontane dall’antico splendore come dalla odierna povertà. Quelli che possedevano le terre o i beneficii della provincia furono obbligati al servigio militare, sia in persona, sia con sostituti: si esigevano cinque pezze d’oro da ognuno dei ricchi possessori, e i cittadini meno agiati si univano in certo numero a pagare questo testatico. Quando fu pubblicata la guerra d’Italia, gli abitanti del Peloponneso, per dispensarsi dal servigio, offersero cento libbre d’oro (quattromila lire sterline) e mille Cavalieri con armi e bagagli. Le chiese e i monasteri fornirono la loro quota, e si colse un sussidio sacrilego dalla vendita delle dignità ecclesiastiche, e fu obbligato l’indigente vescovo di Leucadia2 a dichiararsi debitore ogni anno d’una pensione di cento pezze d’oro3.

  1. Costantino, De administr. imperio, l. II, c. 50, 51, 52.
  2. La roccia di Leucade era la punta meridionale della sua diocesi. Se egli avesse avuto il privilegio esclusivo del salto degli Amanti, tanto noto ai lettori d’Ovidio, epist. Sapho, sarebbe stato il più ricco prelato della chiesa greca.
  3. Leucatensis mihi juravit episcopus, quotannis ecclesiam suam debere Nicephoro aureos centum persolvere, similiter et caeteras plus minuisve secundum vires suas (Luitprando, in Legat., p. 489).