Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano X.djvu/483

Da Wikisource.

dell'impero romano cap. liii. 477

e i fondatori d’una nuova dinastia, e d’un nuovo impero: si compiè sordamente questa rivoluzione prima della morte di Eraclio, e si conservarono alcune frasi oscure della lingua latina nei termini di giurisprudenza, e nelle acclamazioni di Corte. Quando Carlomagno e gli Ottoni ebbero rintegrato l’impero d’occidente, ai nomi di Franchi e di Latini fu dato lo stesso senso e la stessa ampliazione, e questi Barbari altieri sostennero con una specie di giustizia i lor dritti alla favella come al dominio di Roma. Insultarono ai popoli dell’oriente che aveano dimesso l’abito è l’idioma romano, e si fondarono in queste ragionevoli costumanze per indicarli sovente col nome di Greci1. Ma dal principe e dai popoli dell’impero Bisantino, fu sdegnosamente ributtata questa denominazione di disprezzo. Con tutti i cangiamenti introdotti dal corso dei secoli, vantavano una successione diretta e non interrotta da Augusto e Costantino in poi; e nell’ultimo grado della debolezza e dell’avvilimento, ai frammenti dell’impero di Costantinopoli rimaneva tuttavia il nome di Romani2.

    est; o secondo un altro manoscritto di Paolo Diacono (l. III, c. 15, p. 443), „in Graecorum imperio„.

  1. Qui linguam, mores, vestesque mutastis, putavit sanctissimus papa (ironia ben ardita), ita vos (vobis) displicere Romanorum nomen. His nuncios, forse i nuncii, rogabant Nicephorum imperatorem Graecorum, ut cum Othone imperatore Romanorum amicitiam faceret (Luitprando, in Legatione, p. 486).
  2. Laonico Calcondila, che sopravisse all’ultimo assedio di Costantinopoli, racconta (l. I, p. 3) che Costantino trapiantò i Latini d’Italia in una città greca della Tracia; che questi