Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XI.djvu/140

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134 storia della decadenza

ciliato a consacrare sotto il nome di pietà, le provvisioni alle vere pratiche della religione più opposte. L’umanità di questo Pontefice erasi lasciata commovere dalle querele, e fors’anche dalle calunnie di un popolo oppresso; gli empj Normanni aveano interrotto il pagamento delle decime, nè mancarono decisioni, che chiarissero atto legittimo il brandir la spada temporale contra sacrileghi masnadieri, che le censure della Chiesa sprezzavano. Leone, nato in Alemagna, di famiglia nobile, e collegata colla famiglia regnante, oltre all’avere libero accesso alla Corte, in grande confidenza coll’Imperatore Enrico III vivea; ardente di zelo il trasse, in cerca di guerrieri e di confederati, dalla Puglia alla Sassonia, dalle rive dell’Elba a quelle del Tevere. Nel durare di tali apparecchi, Argiro di colpevolissime armi segretamente valeasi. Grande copia di Normanni agl’interessi dello Stato, o a particolari vendette venne sagrificata, e tra questi il prode Drogone trucidato entro una chiesa. Il fratello di lui Unfredo, terzo Conte della Puglia, ereditonne il coraggio. I traditori ebber castigo. Lo stesso Argiro superato e ferito, corse lungi dal campo della battaglia, e nascose la sua ignominia dietro le mura di Bari, aspettando ivi i tardi soccorsi de’ confederati.

    essersi potuto ingannare, nè essersi ingannato. Trattavasi di soccorrere gli abitanti della Puglia, e di far che i Normanni pagassero le decime ecclesiastiche: bisogna per altro confessare, che è, in quei tempi d’ignoranza e di barbarie, da condannarsi il costume di usare le armi, inducendo ad impugnarle i poveri popoli, per sostenere le censure, le scomuniche, fatte di tal maniera più spaventose. (Nota di N. N.)