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fondava. Nella scelta delle vie per innalzarsi, gli scrupoli della giustizia non mai lo arrestarono, rade volte il sentimento dell’umanità: e quantunque lo allettasse il goder buona opinione, le sue azioni erano indifferentemente o secrete, o palesi, secondo che o l’uno, o l’altro metodo all’interesse del momento pareagli più adatto. Fu dato il soprannome di Guiscardo1 a questo grande mastro della saggezza politica, troppo spesso confusa colla dissimulazione e colla furberia. Il poeta pugliese gli dà lode di avere superati, Ulisse nell’astuzia, nell’eloquenza Cicerone. I suoi artifizj nullameno sotto un’apparenza di militare franchezza si mascheravano: nell’apice di sua fortuna fu nondimeno accessibile e affabile verso i soldati, e benchè indulgente alle costumanze de’ nuovi sudditi si dimostrasse, le antiche consuetudini del suo paese, nell’abito e ne’ modi con ostentazione serbò. Saccheggiava avidamente per largire con profusione. L’essere stato povero in giovinezza, alla frugalità lo avvezzò; i profitti mercantili non credè indegni delle sue cure; sottometteva a lunghi e crudeli tormenti i prigionieri per costringerli a scoprire le nascoste loro ricchezze. Al dir de’ Greci, abbandonò la Normandia, da soli cinque cavalieri e trenta fantaccini seguìto, calcolo che sembra tuttavia esagerato. Perchè questo sesto fi-

  1. Gli autori e gli editori normanni che meglio conoscevano la loro lingua, traduceano la parola Guiscardo o Wiscard nell’altra Callidus, uomo scaltrito ed astuto. La radice Wise è famigliare agli orecchi inglesi, e l’antico vocabolo Wiseacre offre all’incirca lo stesso significato, e la medesima desinenza. Την χυχην πανουργοτατος esprime assai bene il soprannome e l’indole di Roberto.