Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XI.djvu/155

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dell'impero romano cap. lvi 149


II. La città di Amalfi, situata sette miglia a ponente di Salerno, e trenta ad ostro di Napoli, un tempo oscura, pompeggiava allora di possanza e di tutti que’ vantaggi che dell’industria son conseguenza. Ricca di fertile territorio, benchè poco estesa, i suoi abitanti profittarono della loro situazione posta in una spiaggia di mare delle meglio accessibili; primi ad incaricarsi di provvedere il Mondo occidentale de’ lavori e delle derrate dell’Oriente, questo utile commercio divenne fonte della loro opulenza e della lor libertà. Godeva Amalfi di un Governo popolare sotto l’amministrazione di un Duca, e sotto la supremazia del greco Imperatore: cinquantamila cittadini entro le sue mura si racchiudevano; nè alcun’altra città eravi, egualmente copiosa di oro, di argento e di suppellettili appartenenti alla ricercatezza del lusso. Peritissimi essendo nello dottrine teoriche e pratiche della navigazione e dell’astronomia i marinai che nel suo porto abbondavano, la scoperta della bussola, che ne ha offerto il modo di trascorrere il globo con sicurezza, alle lor ricerche o alla lor buona sorte è dovuta. Il commercio di Amalfi alle rive dell’Affrica, dell’Arabia e dell’India estendendosi, o le produzioni di queste tre contrade almen comprendendo, i suoi possedimenti in Costantinopoli, in Antiochia, in Gerusalemme e in Alessandria, le aveano

    cherches de la France, l. VII, c. 2), e del Ducange (Gloss. lat.) non indeboliscono in modo alcuno le prove del Muratori. Già nel settimo secolo, era conosciuta l’usanza de’ versi rimati; usanza tolta alle lingue nortiche ed orientali (Muratori, Antiquit., t. III; Dissertat., n. 40, p. 686-708).