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180 storia della decadenza

[A. D. 1085] entro la sua tenda in età di settant’anni: si sparse generalmente la voce che ei morisse avvelenato per opera o della moglie, o del greco Imperatore1. Questa inaspettata morte dà luogo alla immaginazione di spaziare per tutto il corso d’imprese che potevano ancora essere riserbate a Roberto, dall’esistenza del quale, ed è provato abbastanza, la grandezza dei Normanni pendea2. Un esercito vittorioso che non vedea più nemici attorno di sè, si sbandò e si ritrasse in preda al disordine della costernazione, ed Alessio, che palpitava pel proprio Impero credè appena a sè stesso di essere libero dal pericolo. La galea che portava i mortali avanzi di Guiscardo, naufragò alla costa d’Italia: pur questi, avendosi potuto ritirarli, deposti vennero nella tomba di Ve-

  1. I più autentici fra gli storici, Guglielmo Pugliese, (l. V, p. 277), Gioffredo Malaterra (l. III, c. 41, p. 589), e Romualdo di Salerno (Chron. in Muratori, Script. rerum ital. t. VII) non fanno parola di un tale misfatto, che trovano tanto evidente Guglielmo di Malmsbury (l. III, p. 107) e Ruggero di Hoveden (pag. 710, in Scrip. post Bedam). L’Hoveden anzi ne viene spiegando, come Alessio il Giusto sposasse, incoronasse, e facesse bruciar viva la complice della sua colpa. Ma questo Storico inglese è sì cieco che colloca Roberto Guiscardo, o Wiscard, nel novero de’ cavalieri di Enrico I, il quale ascese al trono quindici anni dopo la morte del Duca di Puglia.
  2. Anna Comnena cosparge con gioia d’alcuni fiori la tomba del suo nemico (Alexiade, l. V, p. 162-166); ma il merito di Guiscardo è ben meglio provato dalla stima e dalla gelosia di Guglielmo il Conquistatore, ne’ cui Stati la famiglia di Guiscardo vivea. Graecia (dice il Malaterra) hostibus recedentibus libera laeta quievit: Apulia tota, sive Calabria turbatur.