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206 storia della decadenza

gelli che avea predetti il Falcando. L’avidità di questo Principe il trasse a violare le tombe dei Re, e a cercare per ogni banda i nascosti tesori del palagio e del regno. Oltre alle perle e ai diamanti, facili ad essere trasportati, sopra censessanta cavalli si caricarono l’oro e l’argento della Sicilia1. Il giovine Re, la madre di lui, le sorelle, i Nobili d’entrambi i sessi vennero separatamente imprigionati nelle Fortezze dell’Alpi, e al menomo sentore di ribellione, i prigionieri perdeano o la vita, o gli occhi, o gli organi della virilità. A tante sventure della sua patria fu commossa anche Costanza; e questa erede della schiatta de’ Normanni, molti sforzi operò per frenare il dispotismo del marito, e per salvare il patrimonio del figlio suo, nato allor di recente di quell’Imperatore, e che fu nella successiva età sì famoso, sotto nome di Federico II. Dieci anni dopo questa politica vicissitudine, i Re di Francia, il ducato di Normandia alla lor Corona congiunsero; lo scettro degli antichi Duchi, per via di una pronipote di Guglielmo il Conquistatore, alla Casa dei Plantageneti pervenne; onde questi prodi Normanni,

  1. Il Muratori cita il passo di Arnaldo di Lubecca (l. IV, c. 20): Reparit thesauros absconditos, et omnem lapidum pretiosorum et gemmarum gloriam, ita ut oneratis 160 sommariis, gloriose ad terram suam redierit. Ruggero di Hoveden, che accenna la violazione delle tombe e de’ cadaveri de’ monarchi, fa ascendere il valore dello spoglio di Salerno a dugentomila once d’oro (p. 746). Al qual proposito, sarei propenso ad esclamare colla giovinetta stordita del La-Fontaine: Vorrei aver io quel che ci manca.