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320 storia della decadenza

Goffredo nelle pianure della Tracia accamparono, ove intesero la cattività del Conte di Vermandois, colla massima indignazione; indignazione cui lo stesso Generale non potè impedire qualche sfogo di rappresaglie e rapine. Ma gli ammansò la sommessione di Alessio, che promise vettovagliare il lor campo; e poichè i soldati negavano tragittare il Bosforo fra i rigori del verno, vennero assegnate stanze ai medesimi per mezzo ai giardini e ai palagi, che questo braccio di mare coprivano. Intanto durava sempre un germe inestinguibile di nimistà fra le due nazioni, che i predicati di schiavi e di barbari, mutuamente si compartivano. Della ignoranza è figlio il sospetto; dal sospetto alle provocazioni giornaliere, è breve il tragitto; le preoccupazioni dell’animo sono cieche; la fame non ascolta ragioni. Venne apposta ad Alessio l’accusa di aver divisato affamare i Latini, in un posto pericoloso, cinto per ogni lato dall’acque1. Goffredo ordinò si sonasse a raccolta, forzò una trincea, coperse col suo esercito la pianura, ai sobborghi di Costantinopoli fece oltraggio; ma sì agevole cosa non era il rompere le porte della città, o dar la scalata a baluardi, guerniti di soldatesche. Dopo una pugna d’esito incerto, le voci della pace e della ragione, entrambe le parti ascoltarono. I do-

  1. Fra il mar Nero ed il Bosforo sta il fiume Barbyses, profondissimo nella state, e che scorre per uno spazio di quindici miglia in mezzo ad una prateria uniforme e scoperta. La sua comunicazione con Costantinopoli e coll’Europa, è assicurata dal ponte di pietra di Blachernae che fu rifabbricato da Giustiniano e da Basilio (Gillio De Bosphoro Thracio, lib. II, c. 3, Ducange C. P. Christiana, lib. IV, cap. 2, pag. 179).