Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XI.djvu/333

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dell'impero romano cap. lviii 327

comparire un nemico. Ci sono stato più d’una volta, e non ho per anche ritrovato un avversario che ardisca accettare una mia disfida„. Alessio congedò questo prode, dandogli alcuni saggi consigli sulla condotta da tenersi nel far la guerra co’ Turchi; e gli storici francesi narrarono con compiacenza un tal singolare esempio de’ costumi del loro secolo e del lor paese.

[A. D. 1097] Alessandro intraprese e ridusse a termine la conquista dell’Asia con trentacinquemila Greci o Macedoni1, fondando soprattutto la propria fiducia sul valore e sulla disciplina della sua falange d’infanteria. Il precipuo nerbo de’ Crociati si stava nella loro cavalleria, onde allor quando negli spianati di Bitinia, vennero passati in rassegna, i cavalieri e i sergenti a cavallo di seguito, sommavano a centomila combattenti compiutamente armati d’elmo e di giaco. Una tal sorte di soldati ben meritava ne fosse fatta una enumerazione scrupolosa ed autentica; nè per vero è cosa da maravigliarne che in un primo sforzo il fiore della cavalleria di tutta l’Europa abbia potuto somministrare questa formidabile unione di armati a cavallo. Avvi luogo a credere che i fanti venissero serbati alle fazioni degli arcieri, de’ guastatori, degli esploratori. Ma il disordinamento che fra coteste turbe regnava, non permise alcuna certa congettura sul numero di coloro che le formavano, nè a determinarlo abbiamo altra guida che l’opinione, o la fantasia di

  1. Varie sono le opinioni sul numero d’uomini che questo esercito componeano; ma non avvi autorità paragonabile a quella di Tolomeo che lo determina di cinquemila uomini a cavallo, e trentamila fanti (V. gli Annales di Usher, p. 152).