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Dario e di Serse sommavano; nondimeno propendo a credere che fino allora, entro il recinto di un solo campo, non si fossero mai trovate raccolte tante soldatesche, quante se ne adunarono all’assedio di Nicea, prima azione campale de’ Principi latini. Sono or noti i motivi che li spinsero, l’indole loro, il genere d’armi che da questi si adoperava. La più grossa parte di loro truppe andava composta di Franchi: poderosi rinforzi aveano ricevuti dalla Puglia e dalle rive del Reno: bande di venturieri dalla Spagna, dalla Lombardia e dall’Inghilterra1 erano accorse: oltre ad alcuni selvaggi fanatici, pressochè ignudi, feroci nelle case loro, nell’esterne guerre paurosi, che dalle montagne della Scozia e dalle paludi dell’Irlanda sbucarono2. Se la superstizione non avesse riguardata come sacrilega un’antiveggenza per cui sarebbero stati privi

  1. Guglielmo di Malmsbury che scrisse verso l’anno 1130, ha inserito nella sua Storia (l. IV, p. 130-154) il racconto della prima Crociata; ma avrei bramato che invece di prestare orecchio a voci di lieve conto, raccolte attraversando l’Oceano (p. 143), si fosse limitato a narrare quanto riferivasi al numero, alle famiglie, e alle avventure de’ suoi compatriotti. Trovo in Dugdale che un Normanno inglese, Stefano conte di Albermarle e di Holdernesse, comandava alla battaglia d’Antiochia l’antiguardo in compagnia del Duca Roberto (Baronage, part. I, p. 61).
  2. Videres Scotorum apud se ferocium, alias imbellium cuneos (Guibert, p. 471). Il crus intectum, e la hispida chlamys, possono riferirsi ai montanari scozzesi: ma il finibus uliginosis è applicabile con più naturalezza alle paludi della Irlanda. Il Malmsbury parlando degli abitanti di Galles e degli Scozzesi (l. IV, p. 133), dice che i primi abbandonarono venationem saltuum, i secondi familiaritatem pulicum.