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336 storia della decadenza

do, di Tancredi e di Roberto di Normandia. La vista delle bandiere di Goffredo, che col Conte di Vermandois e con sessantamila uomini di cavalleria, in soccorso de’ suoi accorreva, rianimò lo stremato coraggio delle soldatesche. Raimondo di Tolosa, e il Vescovo di Puy, ben tosto arrivarono col rimanente dell’esercito, e senza riposarsi un istante, si schierarono in ordine di battaglia, e la pugna rincominciò. Intrepidi la sostennero gli Ottomani, ed uno sprezzo eguale, con cui venivano riguardati i popoli della Grecia e dell’Asia, fece confessare ad entrambe le parti, che i soli Turchi ed i Franchi il nome di soldati si meritavano1. Variati furono gli assalti, e li contrabbilanciò la differenza delle armi e della disciplina; da una banda si faceva impeto immediato, rapidi moti dall’altra operavansi; con lancia inclinata i Cristiani affrontavano, opponeano i Turchi le lor chiaverine; oltre alle differenze della pesante e larga spada de’ primi, della ricurva sciabola che gli altri portavano, delle vesti leggiere e ondeggianti e della greve armadura, dell’arco de’ Tartari e della balestra; sino a quei giorni sconosciuta agli Orientali2. Sintanto che i cavalli

  1. Verum tamen dicunt se esse de Francorum generatione; et quia nullus homo naturaliter debet esse miles nisi Turci et Franci (Gesta Francorum, p. 7). Tal comune origine ed eguaglianza di valore nelle due genti viene parimente riconosciuta e attestata dall’Arcivescovo Baldricco, (p. 99).
  2. Balista, balestra, arbalete, V. Muratori, Antiquit., t. II, p. 517-524: Ducange, Gloss. lat., t. I, p. 531, 532. Ai giorni di Anna Comnena, una tal arme, descritta dalla medesima sotto il nome di tzangra, era sconosciuta nell’Oriente.