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342 storia della decadenza

lamentarci dall’esagerazione di chi, raccontando le prodezze de’ Franchi, ogni probabilità oltrepassò. Col fendente della sua spada1, Goffredo spaccò in due parti dalla spalla all’anca un Turco, del cui cadavere cadde una metà, l’altra il corridore del Franco fino alle porte di Antiochia si trasportò. Roberto di Normandia, galoppando allo scontro dell’avversario, pietosamente esclamò: „consacro la tua testa ai demonj dell’inferno„, e col primo colpo di sciabola gli fendè il capo insino al petto: ma la realtà o la fama di tali gigantesche avventure2, avrà certamente persuasi i Musulmani, a trincearsi entro le loro mura, e contro mura di mattoni e di terra, sono armi impossenti la lancia e la spada. L’ignoranza e la negligenza de’ Crociati, li rendea mal atti a regolare le lunghe e successive fazioni di un assedio; oltrechè, mancavano e d’intelligenza per

  1. Ensem elevat, eumque a sinistra parte scapularum, tanta virtute intorsit ut quod pectus medium disjunxit, spinam et vitalia interrupit, et sic lubricus ensis super crus dextrum integer exivit, sicque caput integrum cum dextera parte corporis immersit gurgite, partemque quae equo praesidebat remisit civitati (Robert. Mon. p. 50). Cujus ense trajectus Turcus duo factus est Turci; ut inferior alter in urbem equitaret, alter arcitenens in flumine nataret (Radulph. Cadom., c. 53, p. 54). Questo autore ciò null’ostante si sforza a giustificare il fatto, deducendolo dalle stupendis viribus, o più che naturali di Goffredo. Guglielmo di Tiro cerca salvare la verisimiglianza colla seguente espressione obstupuit populus facti novitate: però un tal fatto ai cavalieri di quel secolo non dovea sembrare incredibile.
  2. V. le geste di Roberto, di Raimondo, e del modesto Tancredi che imponea silenzio al proprio scudiere (Radulp. Cadom., c. 53).