Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XII.djvu/118

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114 storia della decadenza

nium annoverava1.Non m’arresterò in questo luogo ad enumerare i nuovi fregi genealogici, e i possedimenti di ciascun cavaliere; mi basti il dire, che i Conti di Blois e di S. Paolo, il ducato di Nicea e la signoria di Demotica ottennero2; i principali feudi alle cariche di Contestabile, di Ciamberlano, di Coppiere e di Mastro di casa, andarono uniti. Il nostro Storico, Goffredo di Villehardouin, acquistò un ricco dominio sulle rive dell’Ebro, accoppiando gli uffizj di Maresciallo di Sciampagna e di Romania. Ciascun Barone a capo de’ suoi cavalieri ed arcieri, si trasferì a prender possesso della sua parte di premio; nè grande resistenza la maggior parte di loro trovarono sulle prime: ma da siffatta dispersione derivò, che le generali forze scemarono; e ognuno s’immagina quanti litigi dovettero sorgere in tale stato di cose, e fra uomini che riconoscevano per primitiva legge il successo dell’armi. Tre mesi dopo la conquista di Costantinopoli, già l’Imperatore e il Re di Tessalonica, marciavano un contra l’altro; però l’autorità del Doge, i consigli del Maresciallo, la coraggiosa fermezza de’ Pari a pacificarli pervennero3.

  1. Ho mitigata l’espressione di Niceta che si studia di ampliare colle sue tinte la presunzione de’ Franchi (V. de rebus post. C. P. expugnatam 375-384).
  2. Questa città, bagnata dall’Ebro, distante sei miglia da Andrinopoli, a motivo del suo doppio muro ottenne da’ Greci il nome di Didymoteicos, cambiato a poco a poco in quelli di Dimot o Demotica. Ho preferito il nome moderno di Demotica. Fu l’ultima città abitata da Carlo XII soggiornando in Turchia.
  3. Il Villehardouin con tuono di franchezza e di libertà