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120 storia della decadenza

strazione semplice e savie leggi, somministrassero agl’Imperadori latini di Costantinopoli, se avessero avuto l’accorgimento di ben prevalersene, ogni agevolezza a proteggere i proprj sudditi; in questo momento stava sul trono un principe titolare, Capo e spesse volte schiavo de’ suoi indocili confederati. La spada de’ Baroni arbitrava di tutti i feudi dell’Impero incominciando dall’intero reame, e venendo fino all’infimo fra’ castelli. La costoro ignoranza, le discordie, la povertà ne estendevano la tirannide ai più rimoti villaggi. Il poter temporale de’ preti, e l’odio fanatico de’ soldati in un medesimo tempo i Greci opprimea; e il linguaggio e la religione diversa erano siccome un cancello che per sempre separava i vinti dai vincitori. Sintantochè i Crociati rimasero uniti nella capitale, la ricordanza delle loro vittorie, e il terrore dell’armi loro tennero cheto il soggiogato paese; ma col disunirsi, il segreto della propria debolezza derivata da scarso numero, e dalla poca lor disciplina svelarono; alcune rotte che per imprudenza si procacciarono li diedero a divedere non invincibili. A proporzione di tema sminuita l’odio afforzavasi ne’ Greci, che ben presto passarono dalle lamentele alle cospirazioni; onde un anno di servaggio non era ancora per essi compiuto, quando implorarono, ossia accettarono con fiducia il soccorso di un Barbaro, la cui possanza già aveano provata, della gratitudine del quale non dubitavano1.

  1. Qui incomincio a valermi con fiducia e libertà degli otto libri della Hist. C. P. (sotto l’Impero de’ Francesi) composti dal Ducange come supplimento alla storia del Villehardouin, i quali comunque scritti in barbaro stile, hanno tutto il merito che all’opere classiche e originali appartiene.