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pace e il loro Sovrano. „La liberazione di Baldovino, rispondea Giovannizio, non è più in potere degli uomini„. Di fatto questo principe era morto nel suo carcere, e l’ignoranza indi e la credulità, molti diversi racconti sul genere di questa morte han divulgati. Coloro che di storie tragiche si dilettano, crederanno di buon grado che il casto prigioniero fe’ vani gli amorosi voti della Regina de’ Bulgari; che tale rifiuto alle calunnie della femmina, e alla gelosia di un selvaggio lo avventurò; che mani e piedi gli venner troncati; che il rimanente di quel sanguinoso corpo fu gettato fra gli scheletri de’ cavalli e dei cani, e respirò per tre giorni, sintanto che gli uccelli da preda venissero a divorarlo1. Vent’anni dopo, in una foresta de’ Paesi Bassi, un romito si volle far credere il conte Baldovino, imperator di Costantinopoli, e sovrano legittimo della Fiandra; narrò a quel popolo, egualmente propenso alla ribellione e alla credulità, le circostanze straordinarie della sua fuga, le sue avventure e la sua penitenza. Cedendo per un istante ad una persuasione cara al loro cuore, i Fiamminghi credettero rivedere il Sovrano che pianto avevano per lungo tempo. Ma la Corte di Francia, dopo brevi indagini, scoperse l’impostore che fu ad ignominiosa morte dannato. Pur non sì di leggieri i popoli della Fian-

  1. Dopo avere allontanate tutte le circostanze sospette e improbabili possiamo trar prove pella morte di Baldovino, I. Dall’opinione de’ Baroni che non ne dubitavano (Villehardouin n. 230). II. Dall’affermazione di Giovannizio o Calo-Giovanni che si scusa sul non avere posto in libertà l’imperatore, quia debitum carnis exsolverat cum carcere teneretur (Gesta Innocentii III, c. 109).