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tita a capo della sua cavalleria, e che di quarantotto squadroni nemici, soli tre alla sua spada invincibile si sottrassero. Animati dal suo esempio, l’infanteria e i cittadini si lanciarono sulle navi che stavano tuttavia ancorate a piè delle mura, e ne condussero venticinque in trionfo entro il porto di Costantinopoli. Alla voce del Monarca, i vassalli e i confederati in difesa di lui presero l’armi, tutti gli ostacoli che al lor cammino opponevansi atterrarono, e nel successivo anno, ottennero sugli stessi nemici una seconda vittoria. I poeti di quel rozzo secolo, ad Ettore, ad Orlando, a Giuda Maccabeo raffigurarono Giovanni di Briennenota; ma il silenzio dei Greci affievolisce alcun poco e la gloria del principe, e l’autorità di coloro che il celebrarono. Non andò guari che l’Impero perdette l’ultimo fra i suoi difensori: il moribondo Monarca ebbe l’ambizione di entrare in Paradiso vestito da franciscanonota.

[A. D. 1237-1261] Nelle descrizioni delle due vittorie riportate da Giovanni di Brienne, non vedo fatta menzione del 1 2

  1. Filippo Mousches vescovo di Tournai (A. D. 1274-1282) ha composto una spezie di poema, in antico dialetto fiammingo, o piuttosto una cronaca in versi degl’Imperatori di Costantinopoli; e il Ducange in fine alla storia di Villehardouin, (V. p. 224), le imprese di Giovanni di Brienne.

    N’Aie, Ector, Roll’ne Ogiers
    Ne Judas Machabeus li fiers
    Tant ne fit d’armes en estors
    Com fist li rois Jehans cel jors
    Et il defors et il dedans
    La paru sa force et ses sens
    Et li hardiment qu’il avait.

  2. V. il regno di Giovanni di Brienne nel Ducange, Hist. di C. P. l. III, c. 13-26.