Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XII.djvu/329

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dell'impero romano cap. lxiv. 325

seguìti da un corpo di cavalleria e scortati da trenta navi, giunsero innanzi al campo di Selimbria, ove stavasi Cantacuzeno. Venne innalzato un sontuoso padiglione, sotto del quale l’imperatrice Irene trascorse la notte in compagnia della figlia. Allo schiarir del mattino, Teodora si assise sopra un trono velato da cortine di seta ricamate in oro. Tutte le truppe stavano in armi e l’Imperatore a cavallo. Ad un cenno si levarono le cortine, lasciando vedere la sposa, o la vittima, in mezzo a torcie nuziali e ad eunuchi prosternati ai suoi piedi. Rintronò l’aere dello squillar delle trombe, nè mancarono poeti, quali quel secolo somministrar li poteva, che celebrassero con epitalamj le felicità pretese di Teodora. Fu consegnata al Barbaro che ne diveniva il padrone, senza alcuna cerimonia di Culto cristiano. Erasi però stipulato nel Trattato, che ella avrebbe seguìto liberamente a professare il suo Culto nello Harem di Bursa, onde il padre della medesima fa encomj alla pia e caritatevole condotta tenutasi dalla figlia, posta in una tanto difficile condizione. Poichè l’Imperator greco si vide tranquillo possessore del trono di Costantinopoli, si portò a visitare il genero, che, accompagnato da quattro figli avuti da diverse spose, venne ad aspettarlo a Scutari sulla costa dell’Asia. I due Principi godettero congiuntamente, e con apparenza di scambievole cordialità, i piaceri della caccia e dei banchetti; che anzi Teodora ottenne la permissione di trasferirsi al di là del Bosforo per passare alcuni giorni insiem colla madre. Ma Orcano, la cui amistà

    civile e militare di Orcano. V. il regno di questo Principe in Cantemiro, p. 24-30.