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gradini del trono imperiale, offerse al Sovrano donativi di seta, di cavalli e di arredi, e secondo l’uso de’ Tartari, erano nove capi di ciascun genere. Osservò uno spettatore non essere che otto gli schiavi. „Sono io il nono„, rispose Ibraim che già erasi apparecchiato a siffatta censura; la quale adulazione Timur compensò d’un sorriso1. Sa-Mansur, Principe del Fars, o della Persia, così propriamente detta, il men potente fra i nemici di Timur, fu quegli che si mostrò il più formidabile, in una battaglia datasi sotto le mura di Siray; disordinò con tre o quattromila soldati il Cul, o corpo di battaglia, di trentamila uomini di cavalleria, in mezzo al quale Timur combatteva in persona. Ridotto Mansur a non avere attorno di sè che quattordici, o quindici guardie, rimanea fermo come scoglio, benchè ricevesse due colpi di scimitarra sull’elmo2. Riunitisi finalmente i Mongulli, fecero cadere ai lor piedi il capo del tremendo Mansur; e il vincitore die’ a divedere quale spavento una popolazione sì intrepida gl’incutesse, col farne sterminar tutt’i maschi. Da Sirai innoltratesi fino al golfo Persico le truppe di Timur, la città di Ormuz3 die’ a divedere la sua opulenza e la

  1. Abulgazi-kan commemora la venerazione che hanno i Tartari pel misterioso numero 9, e divide per questa sola ragione in nove parti la sua Storia Genealogica.
  2. Arabshà (parte I, c. 28, pag. 183) racconta che il codardo Timur fuggì nella sua tenda; che per non essere inseguito da Mansur si travestì da donna. Chi sa che per un vizio contrario, Serefeddino non abbia esagerato il valor del suo eroe. (V. l. III, c. 25).
  3. L’Istoria di Ormuz somiglia assai a quella di Tiro. La vecchia città situata sul Continente, fu distrutta dai Tartari