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dell'impero romano cap. lxv. |
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della Georgia, difesi dalle loro rupi, dalle loro Fortezze, e dal rigore del verno; ma la perseveranza di Timur superando tutti gli ostacoli, i ribelli si sottomisero al tributo, ovvero alle leggi del Corano. Entrambe le religioni poterono inorgoglirsi di proprj martiri; ma meglio s’addicea questo titolo ai prigionieri cristiani, perchè fra il morire e l’abbiurare avevano scelta. Scendendo dalle montagne, l’Imperatore diede udienza ai primi Ambasciadori di Baiazetto, e incominciò quella vicenda di rimproveri e minacce, che a mano a mano s’inasprì per due anni, sinchè in aperta guerra scoppiasse. Due confinanti ambiziosi e rivali mancano rade volte di pretesto per venire all’armi un contro l’altro. Le conquiste de’ Mongulli e degli Ottomani, si toccano nelle vicinanze di Erzerum e dell’Eufrate; nè Trattati, nè un lungo possedimento aveano determinati quegli incerti confini. Ognuno de’ due Sovrani potea rampognar l’altro, averne invaso il territorio, o minacciati i vassalli, o protetti i ribelli; e ribelli in loro sentenza erano tutti que’ Principi fuggitivi, de’ quali usurpavano i regni, perseguendone inoltre accanitamente la vita e la libertà. Però l’opposizione d’interessi fra questi due Principi era anche meno malaugurosa dell’eguaglianza delle loro indoli. Nel corso della vittoria, Timur non voleva soffrire eguali; Baiazetto non voleva riconoscere alcun superiore. La prima lettera scritta dall’Imperatore Mongul1 al Sultano
- ↑ Noi abbiamo tre diverse copie di queste lettere minacciose, nelle Instituzioni (p. 147), in Serefeddino (l. V, c. 14) e in Arabzà (t. II, c. 19, p. 183-201), le quali s’accordano più nella sostanza che nello stile. Vi è apparenza che