Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XII.djvu/367

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dell'impero romano cap. lxv. 363

della Georgia, difesi dalle loro rupi, dalle loro Fortezze, e dal rigore del verno; ma la perseveranza di Timur superando tutti gli ostacoli, i ribelli si sottomisero al tributo, ovvero alle leggi del Corano. Entrambe le religioni poterono inorgoglirsi di proprj martiri; ma meglio s’addicea questo titolo ai prigionieri cristiani, perchè fra il morire e l’abbiurare avevano scelta. Scendendo dalle montagne, l’Imperatore diede udienza ai primi Ambasciadori di Baiazetto, e incominciò quella vicenda di rimproveri e minacce, che a mano a mano s’inasprì per due anni, sinchè in aperta guerra scoppiasse. Due confinanti ambiziosi e rivali mancano rade volte di pretesto per venire all’armi un contro l’altro. Le conquiste de’ Mongulli e degli Ottomani, si toccano nelle vicinanze di Erzerum e dell’Eufrate; nè Trattati, nè un lungo possedimento aveano determinati quegli incerti confini. Ognuno de’ due Sovrani potea rampognar l’altro, averne invaso il territorio, o minacciati i vassalli, o protetti i ribelli; e ribelli in loro sentenza erano tutti que’ Principi fuggitivi, de’ quali usurpavano i regni, perseguendone inoltre accanitamente la vita e la libertà. Però l’opposizione d’interessi fra questi due Principi era anche meno malaugurosa dell’eguaglianza delle loro indoli. Nel corso della vittoria, Timur non voleva soffrire eguali; Baiazetto non voleva riconoscere alcun superiore. La prima lettera scritta dall’Imperatore Mongul1 al Sultano

  1. Noi abbiamo tre diverse copie di queste lettere minacciose, nelle Instituzioni (p. 147), in Serefeddino (l. V, c. 14) e in Arabzà (t. II, c. 19, p. 183-201), le quali s’accordano più nella sostanza che nello stile. Vi è apparenza che