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388 storia della decadenza

luogo-tenente ottenne una Carta e una descrizione esatta de’ paesi sconosciuti che si estendono dalle sorgenti dell’Irtis fino al muraglione della Cina. Nel durare di tali apparecchi, l’Imperatore compiè la conquista della Georgia, passò il verno sulle rive dell’Arasse, sedò le turbolenze della Persia, e tornò lentamente nella sua Capitale dopo una guerra di quattro anni e nove mesi.

[A. D. 1404-1405] In un breve intervallo di pace, Timur die’ a divedere sul trono di Samarcanda1 tutta la magnificenza e l’autorità di un ricco e poderoso Monarca. Ascoltò le istanze de’ popoli, distribuì con giuste proporzioni i premj o i gastighi, innalzò templi e palagi, diede udienza agli Ambasciatori dell’Egitto, dell’Arabia, dell’India, della Tartaria, della Russia e della Spagna; presentato da quest’ultimo Ambasciatore di tappezzerie, che per disegno e colori superavano le più belle de’ manifattori dell’Oriente. Celebrò le nozze di sei nipoti, la qual cosa venne riguardata, siccome atto di religione e tenerezza paterna ad un tempo. Queste feste, nelle quali si ammirò tutta la pompa di cui sfoggiarono gli antichi Califfi, accaddero nei giardini di Canigul, decorati d’un gran numero di tende e di padiglioni, ove si alternavano e gli arredi del lusso di una grande Capitale, e i trofei di un esercito vittorioso. Intere foreste furono atterrate per uso delle cucine; coperti vedeansi gli spianati di piramidi di vivande, e di vasi colmi di varj liquori; le persone venivano convitate a migliaia, e con cortesi modi, ai banchetti. Schierati vidersi intorno alla mensa reale i diversi

  1. Circa al ritorno, al trionfo e alla morte di Timur, V. Serefeddino (l. VI, c. 1-30) e Arabshà (t. II, c. 35-47).