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dell'impero romano cap. lxvi. | 497 |
da un medesimo spirito tutta l’Italia, i progressi delle nazioni retribuirono ai Principi il compenso delle loro liberalità. Riserbatisi i Latini il privilegiato possedimento della loro propria letteratura, questi discepoli de’ Greci divennero ben presto capaci di trasmettere e perfezionare le lezioni che aveano ricevute. Dopo un breve succedersi di maestri stranieri, la migrazione cessò; ma già essendosi diffuso l’idioma dei Greci al di là dell’Alpi, la gioventù della Francia, dell’Alemagna e dell’Inghilterra1, propagò nella sua patria il sacro fuoco che avea ricevuto nelle scuole di Roma e di Firenze2. Nei parti dello spirito, come nelle produzioni della terra, l’arte e l’industria superano i doni della natura; gli Autori greci, dimenticati alle rive dell’Ilisso, comparvero splendenti su
- ↑ Negli ultimi anni del secolo decimoquinto, Grossino, Linacero e Latimero, che aveano studiato a Firenze sotto Demetrio Calcocondila, introdussero la lingua greca nell’Università di Oxford. V. la Vita di Erasmo, non priva di singolarità, che ha composta il dottore Knight; benchè zelante campione della sua Accademia, questo Biografo è costretto a confessare che Erasmo, maestro di lingua greca a Cambridge, l’aveva imparata ad Oxford.
- ↑ I gelosi Italiani bramavano riserbarsi il monopolio della cattedra di lingua greca. Quando Aldo si trovò in procinto di pubblicare i suoi Comentarj intorno Sofocle ed Euripide, Cave, gli dissero, cave hoc facias, ne Barbari istis adjuti, domi maneant; et pauciores in Italiam ventitent (V. il dottore Knight, nella sua Vita di Erasmo, pag. 365, tolta da Beato Renano).
tavit. Miserat enim ipsum Laurentius ille Medices in Graeciam ad inquirendos simul et quantovis emendos pretio bonos libros. È cosa meritevole di osservazione che questa indagine fu agevolata da Baiazetto II.