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Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XII.djvu/73

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dell'impero romano cap. lx 69


[A. D. 1204] In mezzo ai Greci, la prudenza e l’autorità vedeansi costrette a cedere all’impeto di un popolo che tenea in conto di valore la propria rabbia, di forza il proprio numero, di celeste ispirazione gl’impulsi del fanatismo. E Latini e Greci, Alessio sprezzavano, e nel divulgarlo spergiuro si univano. Il popolo che soprattutto facea sonar alto il vilipendio in cui avea una dinastia, da esso chiamata vile e bastarda, accerchiò il Senato, chiedendo fra le grida che un più degno sovrano venisse eletto. Tutti i Senatori più ragguardevoli per nascita, o per dignità, si videro uno per uno offerta la porpora, nè fuvvi tra loro chi questo mortale onore volesse accettare. Per tre giorni le sollecitazioni durarono, e lo storico Niceta, membro di quell’assemblea, ne fa conoscere che la debolezza e lo spavento sostennero la fedeltà de’ suoi confratelli. La plebaglia a viva forza acclamò un fantasma d’Imperatore, poi ben tosto lo abbandonò1; ma un Alessio, principe della famiglia di Duca, era il vero autor del tumulto e il fomite della guerra. Gli Storici lo contraddistinguono col soprannome di Murzuflo2, che nel volgare linguaggio indicavane le sopracciglia nere, folte nè disgiunte fra loro. Osten-

  1. Nicolao Canabo era questo fantasma. Niceta ne fa encomj; Murzuflo alla propria vendetta lo sagrificò p. 362.
  2. Il Villehardouin (n. 116) parla di questo Murzuflo come di un favorito, e sembra ignorare che egli fosse principe del sangue imperiale, e pertenente alla casa di Duca. Il Ducange celebre nel razzolare ogni genere di erudizione, crede che questo Alessio fosse figlio d’Isacco Duca Sebastocrator, e cugino germano del giovine imperatore Alessio.