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104 storia della decadenza

traverso alla sua manopola, trafisse la mano del Giustiniani, il quale, alla vista del proprio sangue, e tormentato dall’estremo dolore che la ferita gli producea, sentì mancare il proprio coraggio. Era il Giustiniani, e col braccio, e col consiglio, il più fermo baloardo di Costantinopoli; allorchè abbandonava il suo posto per andare in traccia di un chirurgo, l’instancabile Imperatore che di questa ritirata si accorse, il fermò: „la ferita, esclamava Paleologo, è lieve, il pericolo imminente, necessaria la vostra presenza; per quale strada contate voi ritirarvi?„ — „Per quella strada che Dio ha aperta ai Turchi„ il tremebondo Genovese rispose, e sì dicendo, attraversò rapidamente una breccia del muro interno; col quale atto di viltà sfregiò una vita che era stata luminosa fra l’armi. Sopravvissuto pochi giorni al suo disonore, gli ultimi istanti del vivere ch’ei trascorse a Galata, o nell’isola di Chio, furono avvelenati dai rimproveri della sua coscienza e da quelli del pubblico1. La maggior parte degli ausiliari avendo seguìto l’esempio del Genovese, allentò la difesa nel momento medesimo che più invigoriva l’assalto. Il numero degli Ottomani era cinquanta volte maggiore, forse centuplo di quel de’ Cristiani. Le doppie mura della Capitale continuamente spezzate per

  1. Il Franza nel censurare severamente la ritirata del Giustiniani, esprime il proprio cordoglio e quello del pubblico. Duca, per motivi che a noi sono ignoti, lo tratta con più riguardi e dolcezza; ma le parole di Leonardo da Chio manifestano un’indegnazione che era tuttavia nel suo primo impeto, gloriae, salutis, suique oblitus. I Genovesi, compatriotti del Giustiniani, sono sempre stati sospetti e spesse volte colpevoli in tutto quanto operarono nelle loro spedizioni dell’Oriente.