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Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XIII.djvu/201

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dell'impero romano cap. lxix. 195

perioso di cotest’uomo aveva sofferto, non potè più riaversi, e morì a Roma, preso da un impeto di risentimento e di rabbia. Due notabilissimi vizj, l’avarizia e l’orgoglio, disonorarono la memoria di questo Papa; laonde il suo medesimo coraggio, che nella causa della Chiesa fu quello d’un martire, non valse a meritargli l’onore della canonizzazione. „Fu un magnanimo pescatore, dicono le Cronache di quella età, che con accorgimento di volpe s’impadronì del trono appostolico, vi si mantenne con coraggio di lione, vi morì di rabbia a guisa di cane„. Gli succedè Benedetto XI, il più mansueto degli uomini, che però, ad onta della sua mansuetudine, scomunicò gli empj emissarj di Filippo il Bello, e mandò sulla città e sulla popolazione d’Agnani spaventevoli maledizioni, delle quali gli spiriti superstiziosi credono scorgere ancora gli effetti12.

[A. D. 1140] Morto Benedetto XI, l’accorgimento della fazione francese trionfò della lunga perplessità del Conclave col porre un partito, che la parte contraria indicasse tre Cardinali, fra i quali la prima sarebbe

  1. Non è cosa sì facile da comprendersi, se il Labat (t. IV, pag. 53-57) scherzi, o parli sul serio, quando racconta che il paese d’Agnani si risente tuttavia di questa maledizione di Benedetto XII; e che la natura, fedele suddita de’ Pontefici, vi tarda ciascun anno la maturità delle biade, degli olivi e delle vigne.
  2. Se il Labat scriveva di buona fede, egli era grandemente ingannato dalle sue cieche prevenzioni, e dal fanatismo; e se faceva la satira della stupida credulità del popolo d’Agnani di quel tempo, avea ben ragione di farla; ma colle satire non s’istruiscono, ma s’irritano i popoli; vi vogliono libri ben fatti e scuole. (Nota di N. N.)