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tante; i materiali in gran numero, e le contemplazioni animate di un bardo, fatto fervoroso del patriottismo1, ravviveranno il racconto, copioso di circostanze, ma semplice, del Fiorentino2 e soprattutto del Romano3 che questa parte di Storia hanno trattata.

In un rione della città abitato solamente da artigiani e da ebrei, il maritaggio di un ostiere con

    alcuni fatti e diversi documenti che trovansi in un libro di Giovanni Hocsemio, Canonico di Liegi, Storico contemporaneo (Fabricius, Biblioth. latin. medii aevi, t. III, p. 273; t. IV, p. 85).

  1. L’abate di Sade che fa sì grande numero di scorrerie sulla Storia del secolo decimoquarto, necessariamente ha dovuto trattare, come proprio soggetto, una vicenda politica, che fece nel Petrarca una sì viva impressione (Mémoires, t. II, p. 50, 51, 320, 417, not. p. 70-76; t. III, p. 221-243, 366-375). V’ha luogo a credere che nessuna idea, o nessun fatto accennati nelle Opere del Petrarca gli sieno sfuggiti.
  2. Giovanni Villani, l. XII, c. 89-104, in Muratori, Rerum Ital. script., t. XIII, p. 969, 970, 981-983.
  3. Il Muratori ha inserito nel suo terzo volume delle Antichità italiane (p. 249-548) i Fragmenta historiae romanae ab anno 1327, usque ad annum 1354, scritti nel dialetto che usavasi a Roma e a Napoli nel secolo decimo quarto, con una versione latina a comodo degli stranieri. Contengono questi le particolarità le più autentiche sulla Vita di Cola (Nicolò) di Rienzi; erano stati pubblicati nel 1627, in 4., col nome di Tommaso Fortifiocca, del quale non parlasi nell’Opera, se non se come d’uomo punito dal Tribuno per delitto di falso. La natura umana rade volte è capace di una così sublime, o stupida imparzialità; ma chiunque sia l’autore di tali Fragmenti, gli ha scritti sul luogo e nel tempo della sommossa, e dipinge senza secondi fini e senza arte i costumi di Roma e l’indole del Tribuno.