Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XIII.djvu/237

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dell'impero romano cap. lxx. 231

della Camera Appostolica alla pubblica difesa, alla istituzione di pubblici granai, al sollievo delle vedove, degli orfani, e de’ conventi poveri. L’imposta sui fuochi, l’altra sul sale, e l’altra sulle dogane, produceano ciascuna centomila fiorini annuali1; gli è forza credere che gli abusi fossero giunti al massimo eccesso, se, come vien detto, la giudiziosa assegnatezza del tribuno triplicò, in quattro, o cinque mesi, la rendita della tassa sul sale. Dopo avere così riordinate le forze e le rendite della Repubblica, il Rienzi intimò ai Nobili, che ne’ solitarj loro castelli continuavano tuttavia a godere independenza, di trasferirsi al Campidoglio, per prestare ivi giuramento di fedeltà al nuovo Governo, e di sommessione alle leggi del Buono Stato. Temettero questi per la loro sicurezza, ma ben sentendo che un rifiuto sarebbe stato anche più pericoloso dell’obbedienza, i Principi, e i Baroni ritornarono a Roma, e come semplici e pacifici cittadini rientrarono nelle proprie case. I Colonna, gli Orsini, i Savelli, e i Frangipani si videro confusi dinanzi al tribunal d’un plebeo, di quel vil buffone che aveano sì spesse volte deriso, alla quale umiliazione aggiugneasi la rabbia di dover celare, senza averne la forza, l’interno dispetto. Egual giuramento fu pronunziato a mano a mano

  1. Leggo in un manoscritto perfumante quatro SOLDI, in un altro quatro FIORINI; differenza non lieve, perchè il fiorino valeva dieci soldi romani (Muratori, Dissert. 28). Verrebbe dalla prima versione che le famiglie di Roma ascendessero solamente a venticinquemila, la seconda le porterebbe a dugencinquantamila; ma temo assai che la prima versione sia più conforme allo stato di scadimento in cui trovavasi Roma in allora, e alla poca estensione del suo territorio.