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252 storia della decadenza

Con cencinquanta soldati introdottosi destramente in Roma il Minorbino, si trincerò entro il rione dei Colonna, e pervenne senza fatica a termine di una impresa che era stata giudicata impossibile. Dal primo istante di pubblico sospetto, la campana del Campidoglio non interruppe il suo tintinnìo; ma in vece di accorrere a questo così noto segnale, il popolo si tenne silenzioso e tranquillo, onde il pusillanime Tribuno, versando lagrime all’aspetto della pubblica ingratitudine, rassegnò il Governo e abbandonò il palagio di Stato.

[A. D. 1347-1354] Il Conte Pepino senza l’uopo di sguainare la spada, restaurò la Chiesa e l’aristocrazia; si nominarono tre Senatori, primo de’ quali fu il Legato, gli altri vennero scelti nelle famiglie rivali dei Colonna e degli Orsini. Abolite tutte le instituzioni del Tribuno, ne fu proscritta la testa. Nondimeno il nome di lui pareva tuttavia sì formidabile, che i Baroni stettero perplessi tre giorni prima di farsi coraggio ad entrare in città. Il Rienzi si trattenne più d’un mese nel Castel S. Angelo, d’onde tranquillamente si ritirò dopo essersi adoperato indarno a ridestare il coraggio e l’antica affezione de’ Romani. Dileguatasi la lor chimera d’impero e di libertà, mostraronsi tanto inviliti, che sarebbero stati pronti ad abbandonarsi di proprio grado alla servitù, purchè tranquilla e ben regolata. Appena accorgendosi che l’autorità de’ nuovi Senatori derivava ad essi dalla Santa Sede, non vedeano, che per riformare la Repubblica, quattro Cardinali avevano ricevuta una podestà da dittatori. Roma fu una seconda volta agitata per le sanguinose querele de’ Baroni, che si abborrivano l’un l’altro, e disprezzavano le Comuni. Le lor For-