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334 storia della decadenza

incantesimo1 ogni volta che una provincia si ribellava contro Roma, la statua che la rappresentava si volgea verso il punto dell’orizzonte ov’erano accampati i ribelli, la campanella sonava, il Profeta del Capitolio annunziava il prodigio, il Senato non ignorava più il pericolo che minacciava la repubblica„. Trovasi nella stessa Opera un secondo esempio d’eguale assurdità, benchè riguardi cosa meno rilevante, cioè i due cavalli di marmo che alcuni giovani trasportarono dai bagni di Costantino al monte Quirinale. L’Autore ne attribuisce il lavoro a Fidia e a Prassitele, asserzione sfornita di fondamento, che nondimeno sarebbe scusabile, se il nostro descrittore non prendesse un abbaglio di oltre quattro secoli sul tempo in cui vissero questi statuarj greci. Egli li fa vivere sotto il regno di Tiberio, ed erano, secondo lui, filosofi o maghi, che adottarono la nudità per emblema delle loro cognizioni e del loro amore del vero; svelarono all’Imperatore le sue azioni più segrete, dopo di che, avendo ricusata ogni ricompensa pecuniaria, sollecitarono l’onore di lasciare alla posterità questo monumento di sè medesimi2. Lo spirito de’ Romani in preda

    cerdos qui erat in speculo in hebdomada senatoribus nuntiavit. Agrippa tornò addietro e ridusse ad obbedienza i Persiani (Anonym., in Montfaucon, p. 297, 298).

  1. Lo stesso Scrittore assicura che Virgilio captus a Romanis exiit, ivitque Neapolim. Guglielmo di Malmsbury nell’undecimo secolo (De gestis regn. anglor., l. II, pag. 66) parla di un mago, e ai tempi di Flaminio Vacca (n. 81, 103) era opinione volgare che gli stranieri (i Goti) invocassero i demonj per trovare i tesori nascosti.
  2. V. l’Anonimo (p. 289). Il Montfaucon (p. 191) giu-