Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XIII.djvu/53

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dell'impero romano cap. lxvii. 47

trada, Franza continuò il suo viaggio fino a Trebisonda, ove dal Principe di quell’Impero intese la morte di Amurat recentemente seguìta. Anzichè allegrarsene, questo esperto politico fu preso da giusta tema che un Principe, giovane ed ambizioso, non rispetterebbe a lungo il sistema saggio e pacifico del padre suo. Dopo la morte del Sultano, Maria, vedova del medesimo1, cristiana e figlia del despota della Servia, era stata onorevolmente ricondotta alla sua famiglia. Mosso dalla rinomanza della beltà e de’ pregi di questa Principessa, l’Ambasciatore la riguardò come la più degna su di cui la scelta dell’Imperatore potesse cadere; al qual proposito, lo stesso Franza racconta e combatte tutte le obbiezioni che su di tal parentado insorgeano. „La maestà della porpora, egli dice, basta per nobilitare un disuguale connubio, l’ostacolo della parentela può togliersi mercè la dispensa della Chiesa e il pagamento di alcune elemosine; la specie di macchia contratta dalla Principessa maritandosi con un Turco, è tal circostanza, alla quale si è data sempre passata„. Aggiunge Franza, che benchè l’avvenente Maria toccasse da vicino i cinquant’anni, potea nondimeno sperar tuttavia di dare un erede all’Impero. Costantino ben accolse questo consiglio, che il suo Amba-

    questa singolare geografia sente l’antico e vecchio errore che collocava le sorgenti del Nilo nell’India.

  1. Cantemiro che chiama la figlia di Lazzaro Ogli, l’Elena de’ Serviani, mette l’epoca delle sue nozze con Amurat nell’anno 1424. Non sarà cosa sì facile da credersi che durante ventisei anni in cui stettero insieme il Sultano corpus ejus non tetigit. Dopo la presa di Costantinopoli, ella si rifuggì presso Maometto II, Franza (l. III, c. XXII).