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76 storia della decadenza

cimentare la propria vita per difendere i propri averi ed i figli, ha perduta fra gli uomini i sentimenti più operosi e caratteristici dell’umana natura. Giusta un ordine dell’Imperatore, i suoi ufiziali si trasportarono in ciascun rione per prendere un registro di que’ cittadini, non esclusi i frati, che fossero abili e pronti ad armarsi in difesa del loro paese; catalogo che fu rimesso a Franza1 il quale, preso da dolore e confusione ad un tempo, portò l’annunzio al Sovrano, che tutto il numero dei difensori della nazione si riduceva a quattromila novecentosettanta Romani; infausta verità che Costantino e il suo fedele Ministro procurarono di tenere celata, intanto che venne tratto dall’arsenale un corrispondente numero di scudi, di balestre e di archibusi. Si aggiugnea il sussidio di duemila stranieri, comandati da Giovanni Giustiniani, Nobile genovese, al quale, oltre all’essere stata pagata anticipatamente e con generosità la sua soldatesca, venne promessa l’Isola di Lesbo in premio del suo valore e de’ suoi buoni successi. Venne indi tirata dinanzi all’ingresso del Porto una grossa catena, cui difendevano alcune navi da guerra e mercantili, così greche come italiane, e furono trattenute pel servigio pubblico tutte le navi della Cristianità che, a mano a mano, giugneano dal mar Nero e dall’Isola di Candia. Dopo tutti questi provvedimenti, una Capitale

  1. Ego, eidem (Imperatori) tabellas exhibui, non absque dolore et maestitia, mansitque apud nos duos, aliis occultus numerus. (Franza, lib. III, c. 8). Purchè si perdonino a Franza alcuni pregiudizj nazionali, non saprebbe desiderarsi un testimonio più autentico di lui, sia intorno ai fatti pubblici, sia intorno ai consigli privati.