Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 1, 1911 - BEIC 1832099.djvu/103

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libro primo - capitolo quarto 97


La quale è destinata, come vedremo, a esser l’alleata fedele e indissolubile d’Italia per ragion di genio, di stirpe, d’interessi, d’idee, di vicinanza. Ma farebbe un cattivo servigio a una nazione tanto illustre chi le procacciasse un alleato pusillanime, infingardo, impotente. E tali sarebbero gl’italiani se mancassero di armi proprie, o se avendo armi fossero scarsi di senno, di energia, di vita; se non fossero un popolo libero e fiero, ma un gregge domo e avvilito da usanza di vassallaggio. Studiamoci dunque di ammannire alla Francia un collegato degno di lei, il quale si affidi principalmente in se stesso e possa farlo senza taccia di presontuoso, non si allegri o sbigottisca a ogni buona o rea parola che piova da oltremonte, né faccia come il fanciullo che piglia terrore o speranza dal volto della sua madre. Ricordiamoci di quegli antichi romani che dovettero la loro grandezza alla coscienza del proprio valore e al cuore che ebbero nelle cose avverse, i quali presero solo a declinare quando cominciarono a perdersi d’animo negl’infortuni e a porre tutta la loro fiducia negli aiuti forestieri.

V. Gioberti, Del rinnovamento civile d’Italia - i. 7