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CAPITOLO SETTIMO

delle false dottrine dei democratici

La maggior parte degli errori che infettano le dottrine popolane non ebbero principio in Italia, ma nacquero da due celebri scrittori di oltremonte. Giangiacomo Rousseau può considerarsi come il fondatore della scuola democratica francese; la quale, benché il tempo ne abbia modificate e migliorate le opinioni, ritrae tuttavia della sua origine. Egli però non può dirsi inventore, avendo attinto ai filosofi del suo tempo e i suoi princípi politici essendo sottosopra comuni al Jurieu, al Buchanan, al Sidney, al Milton e specialmente al Locke, senza parlare della parte che ci ebbero la ricordanza delle repubbliche antiche e il vivo esempio delle elvetiche, massime di Ginevra sua patria. Ammiratore piú che intenditore dell’antichitá classica, poco pratico della storia, studioso dell’uomo individuale ma avvezzo a sperarlo al lume dell’immaginativa anzi che della ragione, nemico alle lettere per vaghezza di paradosso, alla societá e coltura per infortunio di vita e bisogno di rappresaglia; egli fondò gli ordini civili in una convenzione arbitraria, conferí al maggior numero il sommo potere, spianò la strada al dispotismo plebeio, gittò i primi semi (benché ancora occulti) del socialismo immoderato e del comunismo e preparò dalla lunga i disordini che viziarono e mandarono a male le seguenti rivoluzioni. Tuttavia da un altro canto egli contribuí a promuoverne le buone parti, a imprimere profondamente negli animi i vilipesi diritti delle plebi e delle nazioni, a ritirare le instituzioni viziate verso gli ordini naturali, avvegnaché si sviasse nel fermare i termini di questo ritiramento. Da lui mosse sovrattutto il nuovo indirizzo