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194 del rinnovamento civile d'italia


al medio evo. Come i guelfi e i ghibellini di allora esprimevano la pratica civile del concetto speculativo dei realisti e dei nominali, cosí le parti politiche che regnano presentemente sono eredi per piú rispetti dei guelfi e dei ghibellini. I guelfi lavoravano sul concreto dei municipi italiani e della Chiesa di Roma, perché le franchigie del comune e l’unione cattolica dei vari Stati erano la sola libertá e la sola effigie di nazionalitá italica che avessero del vivo in quei secoli. I ghibellini si travagliavano intorno a due astratti, cioè all’essere politico di nazione e all’imperio cesareo, che era in quei tempi un nome senza forze. Se non che tali astrazioni non erano affatto vuote, come quelle che, traendo seco la memoria del passato e suscitando le speranze dell’avvenire, costituivano una potenza che, messa in atto per l’addietro e poi ritornata a grado d’implicazione, poteva emergere e attuarsi di nuovo, come i tempi ed i casi lo permettessero. Due furono gli errori capitali dei ghibellini: l’uno di non far conto degli ordini liberi, l’altro di voler trarre il principio dell’unione di fuori a scapito della dignitá e dell’autonomia, in vece di cercarlo in casa propria e riceverlo da Roma spirituale, che in quelle condizioni poteva essere il solo capo egemonico della penisola. Ma anche qui l’errore era il germe del vero, conciossiaché sotto la ruvida scorza dell’odio ghibellino contro Roma si occultava la separazione futura del sacerdozio e dell’imperio e il riscatto politico del ceto laicale. Amendue le sètte mancarono verso l’uscita del secolo quindecimo, e nel seguente non ne rimase piú alcun vestigio, atteso la declinazione e la caduta della repubblica di Firenze (che ne era stato il seggio piú vivace), il patronato dei primi e la tirannia dei secondi Medici in Toscana, la dominazione straniera introdotta in Italia, l’aggravata signoria dispotica per ogni dove, i fervori mistici che furono il contrasforzo delle eresie germaniche, e il pensiero incatenato per opera dei gesuiti. Non venne però interrotta la successione delle dottrine, le quali passarono dalle sètte negli scrittori, che, sparsi, occulti o perseguitati, nutrirono le ultime faville della scuola italica, tentarono varie combinazioni del concetto guelfo col ghibellino e apparecchiarono la rinascita delle idee patrie succeduta al tempo dei nostri avi.