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198 | del rinnovamento civile d'italia |
dei croati era dunque naturalissima; e cominciò per gradi fino dai primi albori del nostro risorgere, quando l’Austria prese ad accarezzare i gesuiti in Lombardia e in Germania, e il padre Taparelli di Azeglio ruppe una lancia in favore dell’Austria, ingegnandosi di falsare il concetto della nazionalitá italica. Gli eventi posteriori, accrescendo il pericolo, resero piú tenera ed intima colla dimestichezza la lega delle due fazioni e le riunirono quasi in un corpo, dando luogo alla setta mista degli «austrogesuiti» che oggi regna da principe in tre quarti della penisola. Ma siccome quando due potentati si allegano, uopo è che ciascuno di essi rinunzi a quelle pretensioni che possono spiacere al compagno, l’Austriaco suggellò ultimamente il patto di fratellanza annullando alcune riforme di Giuseppe che troppo cocevano ai nuovi amici; e questi, deposta l’antica dolcezza con cui da agnelli si mascheravano, piú non dissimulano le opere e le fattezze lupigne, levando a cielo i benefici influssi di Vienna su tutta Italia ed esaltando non solo i rigori e le crudeltá civili ma persino l’inquisizione, non ostante la vecchia ruggine e i mal sopiti rancori dei figliuoli d’Ignazio con quelli di Domenico.
I liberali si distinguono in due classi, l'una delle quali comprende le sètte che chiamerò «dialettiche» e l’altra quelle a cui darò il nome di «sofistiche», avendo l’occhio al carattere predominante. «Dialettici» chiamo i conservatori e i democratici, tengano questi pel regno o per la repubblica, perché negli uni e negli altri le parti buone alle ree prevalgono. «Sofistici» appello i municipali e i puritani, per la ragione contraria. Mi si conceda l’uso di quest’ultima voce, tolta da una setta famosa, che recava nella religione la stessa angustia di spirito, purezza apparente e intolleranza di dottrina che i politici, di cui discorro, nelle cose civili. Imperocché, considerando i fautori di repubblica come un ramo dei democratici, egli è chiaro che per «puritani» io non intendo chi reputa lo Stato di popolo migliore di ogni altro e ne brama l’effettuazione, ma sí bene coloro che l’hanno per solo buono e stimano le altre forme esser tutte cattive ugualmente. «Puritani» chiamo quei nostri che,