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16 del rinnovamento civile d’italia


È ormai piú di due lustri che io scriveva «i dilettanti essere quasi il volgo delle lettere e delle scienze, che, commesse alla loro balía, diventano preda dell’arbitrio e della licenza, a guisa delle societá civili, dove posposta la ragione dei savi regna l’arbitrio della moltitudine»1. L’Italia provò testé a suo costo che anche la politica ha i suoi dilettanti, ai quali e agli statisti improvvisati ella è debitrice di tante speranze svanite miseramente. Non è giá che in Piemonte e nelle altre provincie fra i democratici e i conservatori non si trovassero uomini oculati, esperti, capaci di correggere gli errori, riparare i sinistri e condurre le cose a buon fine; ma se essi non vennero uccisi come Pellegrino Rossi, furono però tutti soverchiati dagl’inabili o in altro modo impediti di operare. E però io stimerei non affatto inutile la presente scrittura, quando ella pervenisse a convincere gl’italiani di questo vero: che in politica, come in tutte le arti e professioni umane, eziandio le piú facili ed umili, è necessario un certo apparecchio, e che a chi manca di esso è impossibile il ben governare, come a chi non sa di musica il sonar bene di contrappunto. La buona riuscita in ogni genere di cose presuppone la perizia, e tanto è vano il promettersi l’una senza l’altra quanto il voler l’effetto senza la sua cagione. La qual veritá risulta dalle ultime vicende d’Italia in modo cosí chiaro e palpabile che, in vece di stupirci delle gravi calamitá accadute, dobbiamo meravigliarci che non sieno state maggiori; se pur è possibile a darsi ed a concepirsi una condizione piú infelice di quella in cui due terzi della penisola travagliano presentemente.

Coloro che conoscono il mio costume sanno quanto mi sia gravoso l’intrattenere il pubblico della mia persona; ma se l’ho fatto qualche volta in addietro e lo fo di presente, ho per me la scusa piú valida, cioè la necessitá. Imperocché senza esporre succintamente la traccia della politica da me seguita, non potrei sortire l’intento propostomi di mostrare nei falli commessi la causa delle comuni disavventure. Quanto a purgarmi da certe

  1. Introduzione allo studio della filosofia, proemio.