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libro primo - capitolo nono 269


della tregua e la ripresa delle armi furono in facoltá del Piemonte. Dal Piemonte e non mica dall’Austria fu rotto l’armistizio, il quale poteva ancora, secondo l’usato stile, prolungarsi a nostra elezione. Se dunque l’armistizio durò nel quarantanove senza l’appoggio della mediazione, sarebbe stato mantenuto senza di essa anche nel quarantotto, stante che il nemico non avea modo di romperlo1. Finalmente tanto è lungi che l’indugio della mediazione abbia conferito a riassestare le cose nostre, che anzi fece l’effetto contrario; e acciocché non si dica che io calunnio, io torno al mio dilemma. O i ministri credevano all’efficacia della mediazione o non ci credevano. Nel secondo caso la mediazione non fu che un pretesto per evitare la guerra, e chi non vuole combattere non può esser sollecito di rifornire le schiere. Nel primo caso chi non vede che la fiducia conceputa, rimovendo lo stimolo della necessitá, dovea nuocere all’apparecchio? Anche qui i fatti non ammettono istanza, essendo noto che i ministri dei 19 di agosto fecero assai poco per riordinar la milizia, almen prima che Alfonso della Marmora ne avesse il carico e mentre questo era affidato a chi bramava una lega tedesca.

Ma se il solo pensiero della lega tedesca è un’infamia, la lega italiana avrebbe potuto medicare in parte i danni della mediazione; la quale accrescendo di numero e di forza la setta dei puritani (unico effetto positivo che ebbe), era d’uopo metterle un argine, fermando l’unione dei principi. Noi ne avevamo incominciate le pratiche, e i nostri successori si erano obbligati a proseguirle, dichiarando di voler provocare «con ogni alacritá l’effettuazione della lega doganale e politica degli Stati italiani»2. Ma anche su questo articolo essi avevano due programmi opposti, e il secreto prevaleva al pubblico; e quindi troncarono i negoziati in vece di accelerarli e condurli a fine. Antonio Rosmini avea trovate in Roma «cortesi accoglienze e ottime disposizioni all’intento» di cui era interprete e promo-

  1. Operette politiche, t. ii, pp. 187, 188.
  2. Programma del ministero Sostegno.