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296 del rinnovamento civile d'italia


Per quanto fosse grande la semplicitá politica del Delaunay e del Pinelli, niuno vorrá immaginare ch’egli credessero all’efficacia del detto mezzo o alla bontá degli argomenti con cui gli altri partiti si ributtavano. La vera ragione essi non la dissero, ma è facile a capire. Si rifiutò dai ministri dei 29 di marzo la mediazione armata per la stessa causa che indusse i ministri dei 19 di agosto a scartare il soccorso delle armi francesi colla mediazione inerme, cioè pel timore della troppa efficacia di tali spedienti anzi che della insufficienza loro. Una pace ignobile non pesava al Consiglio sardo, anzi forse eragli cara, in quanto, indebolendo moralmente il Piemonte, gli toglieva il modo di riassumere la causa italiana non solo per allora ma anco per l’avvenire. Veramente si sarebbe voluto pagar poco, perché i danari importano piú della fama; tuttavia meglio era sviscerarsi da questo lato che entrare in una via piena di rischi. L’intervento a Livorno ristorava l’egemonia subalpina, che i ministri consideravano come un male anzi che come un bene, e avrebbe a poco andare rimesso in campo il disegno della lega, che i signori dei 19 di agosto si erano studiati di seppellire con tanta cura. La guarnigione francese portava seco qualche lontana possibilitá di guerra, oltre che veniva a troncare le speranze di una lega austriaca, tanto cara ai municipali. Perciò non solo i due rifiuti vennero dettati dagli stessi motivi, ma fatti colla medesima fretta senza ponderare e discutere la deliberazione; e come il Revel non attese che i ministri anteriori lasciassero il grado per soscrivere la mediazione, cosí il Delaunay e i suoi compagni non sostennero pure di udire i particolari e pesar le ragioni dell’altro partito per distornarlo. Il qual procedere sarebbe incomprensibile, se chi lo prese non avesse deciso a priori di ripudiare ogni aiuto delle armi francesi e se l’odio di queste non fosse stato comune ai due principali ministri. Il Delaunay non le amava perché liberali, essendo tenero dei gesuiti, i cui creati volle introdurre nella legazion parigina, e io ebbi a durare gran fatica per ovviarvi. Il Pinelli tiene il broncio ai padri e ai francesi ugualmente, e non vuole altra alleanza che l’austrorussa. A queste ragioni particolari si aggiugneva la general ripugnanza