Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 1, 1911 - BEIC 1832099.djvu/305

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libro primo - capitolo decimo 299


gran fiamma e produrre un incendio, cosí una sola mossa opportuna di timone o di vela può salvare un gran corpo di nave dal vicino naufragio.

Ma all’esercizio di questa azione moderatrice sulla penisola si attraversava un gravissimo ostacolo. Le arti dei puritani e il loro successo momentaneo in alcune parti d’Italia aveano abbagliati non pochi dei democratici e fatto loro credere immediato il proprio trionfo. Né l’errore fu medicato dai seguenti disastri; perché l’infortunio non giova se non col tempo, e nella prima impressione accresce sdegno e pertinacia agli animi appassionati. Se io era stato segno a tante invettive per aver voluto intervenire in Toscana, desiderato dai popoli e senza pericolo di dover superare gravi contrasti, ciascuno può figurarsi che clamori avrebbe desto l’accordo colla Francia per rialzare il trono costituzionale del pontefice. Laddove a ridurre Livorno una semplice mostra bastava, l’impresa di Roma potea richiedere piú forze, oltre che una mano dei nostri soldati avrebbe dovuto rimanere a presidio nei due paesi per qualche tempo e sicurarvi la durata degli ordini restituiti. Bisognava spogliare il Piemonte di una parte notabile delle sue difese; il che era pericoloso a fronte di una setta viva, ardente, inesperta, a cui i sospetti, l’ira, il dolore annebbiavano la cognizion del presente e la previdenza dell’avvenire. I tumulti di Genova l’avean di fresco provato, i quali potevano trovar altrove chi gl’imitasse e costringesse il governo a inseverire. Perciò se volevasi entrar nella via accennata e assumer davvero l’egemonia italica, era forza antivenire ogni rischio di sommosse e di guerra civile, tôrre ogni intoppo alla prestezza del comando e dell’esecuzione, frenar la stampa, chiudere i ritrovi e brevemente assumere una spezie di dittatura. Né i ministri dovean curarsi e sbigottirsi dei clamori che tali modi straordinari avrebbero eccitati, come l’aio e il chirurgo non attendono alle grida del pargolo e dell’infermo mentre loro amministrano un castigo e un martoro fruttuoso. Guai ai governanti che non sanno spregiare il biasimo e l’infamia dei coetanei per non incorrere in quella dei posteri e della storia! E in breve i successi gli avrebbero ampiamente