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28 del rinnovamento civile d’italia

ma a passi misurati. Ogni qual volta l’Italia cerchi ne’ suoi instituti, nelle ricordanze, nel genio, nelle tradizioni, nelle assuetudini il principio della vita novella, non vorrá tutto mutare, tutto distruggere: sará piú vaga di successive riforme che d’innovazioni repentine e assolute; cernerá il buono dal reo e serbandolo si studierá di coltivarlo e di accrescerlo; distinguerá nelle cose presenti il vecchio che vuol essere sterpato dall’antico, in cui la vitalitá non è spenta, pogniamo che ci si occulti sotto la scorza dei rancidumi.

Spontaneitá, italianitá e moderazione debbono adunque essere i caratteri o vogliam dire le leggi piú universali del Risorgimento italiano e guidare i suoi progressi, quasi applicazioni particolari di quelle note generiche. Veggiamo ora in che debbano versare conformemente questi progressi. Due grandi instituzioni regnano in Italia: il cattolicismo e il principato. Sono esse morte? Sarebbe follia il supporlo. Inaccordabili col vivere libero e colla coltura? Piú di un paese e di un secolo attestano il contrario. Possibili a distruggere e a mutare? Niun uomo politico può immaginarlo né meno in sogno. Imperocché molti Stati, specialmente fra quelli che ci sono congeneri per la partecipanza della stirpe latina, sono cattolici; e il cattolicismo è piú o meno diffuso in tutto il resto del mondo. La maggior parte di Europa e tutto l’Oriente si reggono a principe; e benché sia manifesto che nei paesi piú culti la monarchia cammina verso la repubblica, sarebbe troppo assurdo che mentre i popoli giá forniti di unitá nazionale e di ordini liberi vivono ancora nello stato regio, l’Italia volesse passar senza gradi al popolare dalla presente scissura e dal servaggio. La fede cattolica e il principato sono adunque due vincoli che collegano l’Italia coll’Europa civile e col globo abitato; armonizzano il didentro col difuori; formano, come dire, un nesso moltinazionale e una spezie di giure supremo delle genti; e sono anco per questo verso un bene, atteso che oggi regna piú che in addietro e tende a crescere vie meglio l’unione reciproca e la comunanza delle nazioni. Perciò, stando queste cose, saria stolto consiglio lo spogliar l’Italia di due ordini sostanzialmente buoni, radicati nella sua storia, contemperati