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Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 1, 1911 - BEIC 1832099.djvu/360

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354 del rinnovamento civile d'italia


repubblica romana, nata prima che il Mazzini mettesse piede in Roma, gli fu debitrice del suo fine sanguinoso, e il popolo gli ha obbligo di essere ricaduto sotto il giogo piú atroce. E ancorché la spedizione francese non avesse avuto luogo, egli sarebbe precipitato, perché l’abilitá di fondare e di governare ripugna al vezzo delle congiure e dei tumulti, e la fama, gli usi, i portamenti del cospiratore e sommovitore escludono il credito e la sufficienza dell’uomo di Stato. L’ingegno del Mazzini non prova che a demolire, prevalendosi delle altrui fatiche non mica per compierle ma per guastarle1. La sua vita politica è un continuo e fastidioso spettacolo di civile impotenza; e se altri non avessero in pochi anni dato all’Italia una spinta che ei non seppe imprimerle in tre lustri, non avria pur valicate le sue frontiere, non che ottenutovi quella celebritá che il Machiavelli promette ai «dissipatori dei regni e delle repubbliche»2.

A udire i puritani, diresti che il Mazzini abbia inventata l’idea di repubblica o almeno che sia stato il primo a recarla in Italia. Come se da Crescenzio al Boyer3 infiniti non l’abbiano suggellata col coraggio e col sangue (il che sinora non ha fatto il Mazzini), e non fosse l’Alfieri che poco addietro con sommo ingegno la consacrava. Quanti sono da un mezzo secolo i giovani di valore che, leggendo i suoi versi e le prose del Machiavelli, studiando nelle opere di Plutarco e di Livio, non sieno stati repubblicani dalla prima barba? Ma a mano a mano che col crescere di essa acquistarono scienza e sperienza, i giudiziosi si accorsero che libertá e repubblica sono cose diverse e che nei termini correnti questa a quella pregiudicava. Cosicché il solo privilegio del Mazzini si è quello di aver serbato nell’etá matura le fantasie



  1. «Come la sola sua parola abbia forza di un solutivo e corrosivo sociale, non mette il piede in alcun paese che non vi porti la discordia, il disordine, la licenza: incapacissimo di far cosa alcuna, solo riesce a sciogliere e sperperare» (Operette politiche, t. ii, p. 343).
  2. Disc., i, 10.
  3. Botta, Storia d’Italia dal 1789 al 1814, lib. xi.