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62 del rinnovamento civile d'italia


pigliandolo a misura del presente e dell’avvenire. E siccome questa misura è falsa, non può fare che chi l’adopera non trovi la materia sorda e ribelle al suo volere; onde si sforza di vincerla, riputando contrasto parziale e di pochi quello che è veramente universale. La resistenza condotta con abilitá può riuscire per qualche tempo; ma in fine la natura piú forte dell’uomo ripiglia il suo imperio, e alla fortuna momentanea succedono i disastri subiti e irreparabili. Tal è veramente il signor Guizot, non solo nelle cose di Stato, ma in filosofia, nelle credenze, in tutte le parti della coltura. Egli ama il progresso sinceramente, ma un progresso, direi cosí, anticato, che piú non basta ai dí nostri. Ama la speculazione, la libertá di coscienza, le franchigie civili, ma in quel modo ed a quella stregua che convenivano ai nostri avi. In religione egli è protestante all’antica in cambio di essere cattolico o almen cristiano alla moderna, in politica è un inglese del secolo passato anzi che un francese e un europeo del nostro. In vece dell’ingegno, del popolo e delle nazioni, che sono le tre forze naturali state finora in fondo e che oggi debbono venire a galla, egli corona e mitria l’abilitá volgare, la borghesia ricca e gli stati fattizi; cioè tre forze artifiziali, le quali, non che sormontare come dianzi, declinano all’occaso. Ma come farle risorgere? Il signor Guizot recò al colmo quella falsa politica che oggi chiamasi «di resistenza», della quale parleremo in appresso; con che frutto si è veduto. Essendogli riuscito felicemente di abbattere una monarchia che consacrava i privilegi antichi, credette di poter introdurre e stabilire un monopolio di altro genere, senza accorgersi che i nuovi privilegiati erano la vanguardia e non il polso dell’esercito. Egli fece come un barcaiuolo che, accostatosi agevolmente alla foce, stimasse facile il risalire verso le fonti della corrente. Né meglio conobbe le cose esterne che le proprie e l’Italia che la Francia, mancandogli quel sentimento della nazionalitá che oggi accomuna in solido i diritti e gl’interessi dei popoli. Non conobbe i princípi né le leggi né l’indole del nostro Risorgimento; onde volle altalenare tra l’Italia e l’Austria, darci l’orma e quasi il cavallo, come se il riscatto di un popolo potesse regolarsi colla bacchetta di un